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ACP900

L’Archivio di Cultura Popolare del Novecento Respighi-Palmi conserva la documentazione reperita nell’ambito del lavoro di raccolta e di riconsegna alle famiglie dei piastrini appartenuti a caduti e dispersi durante la Campagna di Russia. A tale documentazione si aggiungono i carteggi e i diari risalenti alle due guerre mondiali già conservati presso la sede dell’Archivio Bonzanini a Vigevano.
L’Archivio è consultabile in forma cartacea e digitale: di ogni documento esiste infatti la scansione dell’originale e la copia cartacea, con la notevole eccezione del Fondo Ugazio (1913-1950) che è conservato in originale.
Relativamente alla Grande Guerra, la raccolta comprende carteggi dal fronte e dalla prigionia, nonchè tre diari di grande rilievo, di Angelo Baraggioli, Carlo Medicina, Antonio Zacconi. Si segnala per l’ampiezza del carteggio, l’arco temporale, la ricchezza contenutistica e l’interesse linguistico il carteggio della famiglia Cerva (1911-1916).

La documentazione risalente alla Seconda Guerra Mondiale si articola in varie sezioni: i carteggi dal fronte (ad esempio quelli di Lino Boffino e Mario Gusmara), quelli dalla prigionia in campi tedeschi (Serafino Formaggio) e alleati (Giovanni Battista Barbè, Giovanni Nagari). Si ampliano anche le testimonianze affidate a diari, anche in questo caso di guerra e di prigionia: Bruno Bianchi, Carlo Bonzanini, Angelo Branca, Abele Cerastico, Mario Lupi, Ermellino Marsanasco, Ettore Naj sono alcuni degli autori degli scritti più significativi.

Nel contesto della Seconda Guerra Mondiale la maggior parte della documentazione è stata prodotta da autori che hanno preso parte alla Campagna di Russia e in molti casi, precedentemente, alle campagne sui fronti occidentale e greco-albanese.
In Inventario i nomi degli autori, in ordine alfabetico, sono affiancati alla descrizione della documentazione prodotta: lettere, biglietti e cartoline postali, fotografie, documenti ufficiali. Ad ogni autore è dedicata una scheda con i dati biografici e, dove reperite, testimonianze delle famiglie.

Marta Bonzanini

COSA FACCIAMO
L’idea di creare un archivio è nata da un’incredibile casualità durante una vacanza estiva. Non siamo storici, ma di storia ci occupiamo adesso, e con passione, dopo che tante coincidenze e un fatto straordinario ci hanno indirizzati su questa strada. Noi siamo in realtà semplici turisti che si muovono con un ‘camper’ in Paesi più o meno lontani; siamo quelli che, con un brutto termine, vengono chiamati ‘camperisti’.

Con altri otto compagni di viaggio, eravamo in Russia nella zona della ritirata del gennaio 1943. Là, lungo il fiume Don, il nostro esercito ha vissuto una delle più tragiche vicende della seconda guerra mondiale e della propria storia.

Sul territorio della ex-Unione Sovietica negli anni ’90 lo Stato Italiano ha posto 34 cippi commemorativi in corrispondenza delle fosse comuni individuate presso i campi di prigionia. Volevamo, quel 29 luglio 2009, recarci ad Uciostoje, nella regione di Tambov, dove c’era uno dei più famigerati campi di smistamento e di prigionia dell’Unione Sovietica, per porre un fiore come simbolico omaggio a tutti i Caduti. Ma un errore di percorso o forse un’indicazione stradale mancante e la ormai tarda ora ci hanno indotto a fermarci nella città di Miciurinsk, sosta non prevista nel nostro itinerario di viaggio.

E’ qui che un russo notò i nostri camper e si avvicinò con l’evidente scopo di vendere reperti di guerra appartenuti a soldati italiani. Ci mostrò alcuni piastrini. Non avevamo mai visto prima simili oggetti, ma il fatto che riportassero dei nomi e dei dati anagrafici, di fatto una piccola carta di identità, ci fece subito balenare l’idea che questi elementi avrebbero consentito di rintracciare le famiglie, alle quali ci sembrava giusto far avere queste ‘reliquie’, ultimo oggetto rimasto di un loro caro. Allo stesso tempo avevamo capito che il venire in possesso di questi piastrini non doveva passare da un compenso in denaro, che oltretutto avrebbe alimentato un tale commercio.

Non fu facile però convincere il nostro interlocutore a rinunciare ad un ‘affare’. Ma forse, oltre alle nostre parole di convincimento, ci diede una mano il grande adesivo della Associazione Nazionale Alpini (ANA), posto sul vetro posteriore del nostro camper, che gli abbiamo mostrato e che gli ha ricordato le storie sugli alpini che gli raccontava suo padre.

Non sappiamo cosa successe dentro di lui, ma si fidò. Ci diede i pochi piastrini che aveva con sé e, senza dirci nulla, se ne andò. Ricomparve poco dopo con una gavetta colma di piastrini, sicuramente tutti quelli di cui disponeva.

Per la sorpresa riuscimmo soltanto a dirgli che avremmo fatto quanto promesso ed in segno di gratitudine gli offrimmo le ultime due bottiglie di vino italiano che avevamo.

La promessa è stata mantenuta.

Era nostra convinzione che la sua realizzazione dovesse passare dallo Stato. Quello stesso Stato che aveva mandato tanti giovani sul fronte russo, doveva ora riaccoglierli simbolicamente nella persona del Sindaco.

E così è stato. A tutti i Sindaci è stato richiesto di rintracciare i familiari e di organizzare una cerimonia ufficiale di consegna del piastrino di riconoscimento, che il Caduto portava al collo.

Ciò ha portato anche noi ad avere un contatto diretto con centinaia di familiari: figli, molti dei quali non avevano conosciuto il padre perché nati dopo la sua partenza per il fronte; in alcuni casi anche mogli, fratelli, sorelle, nipoti e bisnipoti.

Le reazioni suscitate nelle famiglie alla notizia del ritrovamento del piastrino sono state diverse, ma generalmente molto positive. Il ‘ritorno’ del piastrino viene sempre vissuto un po’ come il ritorno del Soldato stesso. In particolare, per le famiglie che dallo Stato avevano ricevuto soltanto una dichiarazione di dispersione e che incredibilmente ancora oggi aspettavano notizie, ha significato mettere la parola ‘fine’ alla loro triste storia.

Per molte famiglie è stata un’occasione per conoscere meglio la propria storia, una parentesi di cui i loro vecchi non avevamo mai voluto parlare per non rinnovare un dolore mai sopito. Per altre è stata occasione per rispolverare una vecchia storia familiare, recuperando lettere e documenti, e facendola conoscere anche ai più giovani della famiglia.

Grazie al piastrino si è verificato anche il caso di qualche riappacificazione tra rami familiari che non si parlavano da anni.

Il contatto con le famiglie ci ha consentito di raccogliere una vastissima documentazione che comprende fotografie, biografie, lettere dal fronte, fogli matricolari, verbali di irreperibilità ed altro materiale.

Le notizie sulle cerimonie di consegna dei piastrini effettuate in tutta Italia hanno fatto sì che tantissime altre famiglie si siano rivolte a noi per avere informazioni su di un loro congiunto disperso in Russia, fornendoci anch’esse documentazione.

Di tutte queste famiglie ci hanno colpito la sensibilità e le vicende vissute dai loro Caduti. Tante singole storie, che formano la Grande Storia e che abbiamo ritenuto dovessero essere raccolte in un documento, un libro che le contenesse tutte.

Il Gruppo Alpini di Abbiategrasso della Sezione di Milano, che negli anni aveva sempre sostenuto la nostra attività, ha fortemente condiviso l’idea della realizzazione del libro ‘Io resto qui… Lettere di Caduti sul fronte russo e testimonianze delle famiglie’, nel quale è confluita molta della documentazione disponibile, e ne ha sostenuto l’onere finanziario.

L’importanza di questa operazione raccontata nel libro è stata sottolineata con il conferimento all’autore dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.

Naturalmente non tutto il materiale raccolto ha potuto trovare spazio nel libro e stavamo quindi riordinando la documentazione non pubblicata per trovarne un utilizzo, quando un’ennesima, puntuale coincidenza ci ha portato all’incontro con la Dott.ssa Marta Bonzanini che ci ha proposto la creazione di un Fondo Archivistico nel quale far confluire tutti i documenti in nostro possesso per un utilizzo pubblico.

Da qui la nascita dell’Archivio di Cultura Popolare del Novecento Respighi-Palmi con la collaborazione della curatrice Marta Bonzanini.

M. Giovanna Respighi Palmi

Antonio Respighi